Copia di Psicologia Apprendimento

Lo studente motivato e abile

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Una classica distinzione in psicologia riguarda l’apprendimento incidentale che avviene quando si è esposti a delle esperienze senza che vi sia lo scopo primario di apprendere, ma in cui si impara qualcosa di nuovo (es. ascoltare qualcuno che parla) e apprendimento intenzionale che si ha quando ci si impegna attivamente per imparare cose che non si conoscono.

Il secondo tipo di apprendimento produce effetti più rapidi e solidi in quanto utilizziamo consapevolmente la memoria, le sue strategie e la nostra abilità di  comprendere a fondo l’informazione. Neisser, per esempio, ricorda il caso di un pastore protestante che lesse, ogni giorno, per anni, la stessa preghiera ai suoi familiari, per scoprire poi che non era riuscito a memorizzarla.

Vi sarà sicuramente capitato di dover memorizzare urgentemente un numero di telefono e di aver applicato una strategia per rendere il compito più facile (per es. ripeterlo a mente oppure associare i numeri tra loro o collegarli a delle date per voi importanti); queste si chiamano strategie di memorizzazione e sono molto importanti per trattenere le informazioni nella memoria a breve termine mentre siamo impegnati a svolgere compiti e operazioni mentali; possono essere semplici e spontanee o più complesse e  da apprendere mediante appositi training.

Tali abilità strategiche sono presenti molto precocemente in noi uomini; vi riporto un esperimento interessante condotto nel 1975 da Wellman, Ritter e Flavell che ha evidenziato che i bambini sono in grado di usare la memorizzazione fin dai 3 anni.Adalcuni bambini di questa età venne chiesto di ricordarsi sotto quale tazza era stato posto un giochino. Lo sperimentatore usciva dicendo che sarebbe tornato presto e avrebbe chiesto al bambino di riferirgli  sotto quale tazza fosse stato posto l’oggetto. Attraverso uno specchio trasparente gli sperimentatori poterono vedere che i bambini tendevano a usare strategie particolari “esterne” per favorire la memorizzazione, come tenere il dito puntato sulla tazza o fissarla a lungo. Strategie più complesse di ripetizione e organizzazione (interne, “mentali”)comparirebbero stabilmente dai 7 anni di età.

La scuola è costretta a impegnare spesso gli alunni in sforzi di apprendimento intenzionale più o meno intensi che per alcuni possono risultare stimolanti, per altri  spiacevoli e noiosi. Capita spesso di trovare ragazzi che in breve tempo e con poca fatica  studiano la materia loro assegnata per casa  o approfondiscono per conto loro argomenti di cui si è parlato a lezione; d’altro canto, con la stessa frequenza (e a me succede quotidianamente nella mia professione), succede di avere a che fare con bambini e giovani svogliati, distratti e demotivati. Alla base di questi vissuti a volte possono esserci difficoltà di apprendimento ed emotivo-comportamentali specifiche ma spesso si tratta, semplicemente, di mancanza di  opportune strategie di apprendimento e di una scarsa o inesistente motivazione intrinseca (che viene dall’interno).

Ovviamente i bambini piccoli posseggono un repertorio di strategie di studio più limitato di quelle a disposizione dei ragazzi più grandicelli, per motivi di capacità di elaborazione dell’informazione  e di uso e generalizzazione delle strategie di memoria e organizzazione del materiale (Schneider e Pressley (1989)). Non sempre però lo studente anziano dimostra di possedere un metodo di studio migliore e ad 8-9 anni il bambino dovrebbe aver già acquisito importanti consapevolezze e strategie di studio nel corso della sua esperienza scolastica.

Date queste premesse appare evidente come sia importante sostenere bambini e ragazzi nello sviluppo della “capacità di imparare” che non sempre è così automatica ed è influenzata da vari fattori. In particolare:

-uso autonomo e generalizzazione di strategie di studio e di memoria

-acquisizione, padronanza e generalizzazione di un metodo di studio ben strutturato da usare in modo flessibile a seconda del materiale da studiare

-consapevolezza delle proprie competenze, strategie e difficoltà di studio (metacognizione)

-atteggiamento e motivazione  verso la scuola e verso lo studio.

Occorre dunque andare a potenziare nel bambino/ragazzo questi aspetti attraverso un lavoro di presa di coscienza di sè e di graduale autonomizzazione nelle competenze acquisite; solo così si potrà favorire un apprendimento e uno studio intenzionale ed efficace.

Il lavoro da fare non è facile e servono persone preparate in questi argomenti come psicologi e pedagogisti ma anche genitori ed educatori/insegnanti possono dare un apporto fondamentale ai loro ragazzi.

Vi darò ora qualche piccolo consiglio pratico rimandandovi alla letteratura sull’argomento per eventuali approfondimenti.

Per quanto riguarda le strategie per studiare un elemento fondamentale è che il soggetto le acquisisca con consapevolezza e impari a usarle e generalizzarle autonomamente. Cornoldi dagli anni 1980 ne ha studiate diverse in vari suoi lavori tra cui emerge l’importanza di:

-prendere appunti in classe durante le spiegazioni

-leggere ad alta voce durante lo studio

-sottolineare le parti principali del testo

-pensare (e immaginare) quando si studia

-porsi delle domande mentre si studia, a cui rispondere mentalmente

-costruirsi degli schemi scritti che favoriscono l’elaborazione attiva del materiale e la memorizzazione visiva

-scrivere quando si studia (es. parole chiave a lato, brevi riassunti)

-ripassare frequentemente quanto si studia (dopo ogni paragrafo, alla fine del capitolo).

Anche le strategie di memorizzazione risultano utili durante lo studio e sono importanti nella fase in cui si fissa il materiale nella memoria a lungo termine. Alcune mnemotecniche possono essere:

-di tipo verbale (creare delle rime, creare parole artificiali con le iniziali delle parole da ricordare che fungono da suggerimento )

-di tipo visivo ( storie – delle parole concrete vengono collegate attraverso una storiella-, tecnica dei loci – scegliere luoghi familiari e creare un’immagine interattiva tra questi e le parole da apprendere).

Per quanto concerne la metacognizione sopra accennata possiamo dire che si tratta della propensione dello studente a riflettere sul proprio funzionamento mentale e allo sviluppo di alcune idee di fondo su esso (es. che si può controllare, modificare, analizzare); è importante aiutare il bambino/ragazzo a sviluppare questa capacità e in particolare la riflessione sull’importanza  e la possibilità di controllo della concentrazione, della selezione degli aspetti principali di un testo, dell’ autovalutazione delle proprie capacità e prestazioni.

Infine, ma non meno importante, è un lavoro su atteggiamento e motivazione verso la scuola e verso lo studio; pensiamo all’importanza dell’idea di un ragazzo sull’utilità della scuola nella sua vita, di come un rapporto positivo, di rispetto e stima reciproca con l’insegnante e i compagni possa incidere positivamente sulle prestazioni e la motivazione scolastica. Risulta altresì fondamentale la capacità di gestire l’ansia e le emozioni negative connesse a interrogazioni e compiti in classe e l’attribuzione dei risultati scolastici a se stessi e al proprio impegno piuttosto che al destino o al “non essere capaci”. Concludiamo accennando anche l’utilità di organizzare con cura gli oggetti scolastici (es. quaderni, diario, zaino, astuccio) e il tempo di studio (pomeriggio/week end) per avere una percezione di maggior organizzazione e controllo sul mondo della scuola.