L’importanza della motivazione

In questo Articolo:

Oggi vi volevo parlare dell’importanza della motivazione e lo farò citando alcuni autori che han studiato scientificamente questo argomento.

Partiamo con uno studioso che ha fatto della motivazione uno dei suoi “cavalli di battaglia”: ALBERT BANDURA. Egli, a partire dagli anni ’80, ha elaborato la teoria dell’AUTOEFFICACIA PERCEPITA ritenendo che l’ASPETTATIVA DI SUCCESSO possa influire sui livelli di motivazione sperimentati dal soggetto.

Bandura definisce l’autoefficacia come la percezione dell’individuo di possedere delle qualità rispetto alle richieste del compito (es. “sono bravo a studiare e comprendere gli argomenti dell’esame”); ne deriva l’aspettativa di ottenere un esito positivo in quel compito (“Supererò l’esame con buone probabilità”) che favorisce la MOTIVAZIONE.

L’autoefficacia, a differenza del concetto di sè, riguarda la propria competenza in un ambito specifico di attività; la stima della possibilità di riportare un successo dipende da alcuni fattori:

  • esperienze soggettive delle proprie prestazioni passate e loro esiti
  • esperienze di altri soggetti e loro esiti (di cui si è a conoscenza)
  • persuasione verbale (feedback, incoraggiamenti esterni)
  • emozioni connesse all’esecuzione del compito.

Due recenti autori, in linea con quanto teorizzato da Bandura, sono Eccles e Wigfield (2002) secondo cui la probabilità di impegnarsi in un corso di azioni dipende:

  • dalle aspettative sugli esiti delle proprie azioni (anticipazione dei risultati)
  • dal valore attribuito a tali esiti (interesse, utilità, importanza, costi).

Vorrei presentarvi anche un modello “storico”, quello di Rotter (1966), sul concetto di LOCUS OF CONTROL ovvero la nostra percezione rispetto al controllo del proprio destino/eventi.

Il locus of control può essere, secondo Rotter, interno (le cause degli eventi sono ricondotte a fattori interni, riguardanti se stessi per es. l’impegno) o esterno (le cause degli eventi sono ricondotte a fattori esterni su cui il soggetto non ha controllo per es. il destino). Nelle persone solitamente ne prevale uno e vengono individuati quindi soggetti internal o external. Risulta evidente che se io ritengo che il superamento della mia prova dipende dal mio impegno e non dal destino avrò una maggiore percezione di riuscire nel mio obiettivo e quindi una motivazione più elevata.

Quest’ ultimo “stile” tende a produrre maggior successo nella vita e più efficacia nell’affrontare stress e difficoltà.

Weiner (1984) ha completato la teoria suddetta introducendo altri due elementi oltre al locus of control: la stabilità delle cause e la controllabilità.

Le cause sono state classificate su tre dimensioni:

  1. Luogo di causalità. Definisce la locazione di una causa come interna o esterna all’individuo, come appartenente o al soggetto o alla situazione.
  2. Stabilità. Definisce la percezione da parte del soggetto del perdurare delle cause.
  3. Controllabilità. Esprime la percezione della responsabilità personale dei comportamenti prodotti.

Infine l’ultima teoria di cui vi parlo è quella di Decy e Ryan (1985) dell’AUTODETERMINAZIONE; gli autori ritengono che essa consiste nella libera scelta di condurre un’azione e che tale tendenza è presente già nel primo anno di vita (8-9 mesi). Vi sono, secondo gli autori, tre bisogni innati che, se soddisfatti, aumentano la motivazione: competenza, autonomia e relazione. Le persone sono più motivate quando hanno un’aspettativa di successo, quando percepiscono importante quello che stanno facendo e quando godono della stima di chi gli è accanto in particolare genitori, amici, figure di riferimento.

Dopo queste teorie arriviamo al livello “pratico”; vi sarete chiesti infatti: “Quali sono dunque gli ingredienti per avere successo nella vita?”

Vi posso rispondere che seppur non sia tutto così automatico noi abbiamo la possibilità, attraverso un lavoro su noi stessi, di aumentare la possibilità di ottenere soddisfazioni ed esiti positivi. In particolare è importante:

  • attribuire le cause degli eventi a se stessi quindi pensare che se mi impegno aumento le probabilità di riuscita
  • pensare che ognuno di noi ha in se stesso le risorse per riuscire in un compito e che l’impegno e l’importanza data al compito aumentano le possibilità di riuscita

Infine mi rivolgo ai genitori ed educatori/insegnanti sottolineando l’importanza di valorizzare i bambini/ragazzi, farli sentire capaci ed aiutarli a costruire il loro senso di competenza, autostima e gradualmente anche la loro autonomia nelle varie circostanze della vita.